La Capitanata fra briganti e piemontesi
€14.72
Collana: Percorsi nella storia
Pagine: 208 p., Brossura - F.to 15 x 21
ISBN: 8800004220044
Prezzo € 15,49
la Capitanata fra briganti e piemontesi
(I primi anni difficili dell'unità)
“Il brigantaggio post-unitario nelle regioni del Mezzogiorno fa ancora udire i suoi echi. Molti inneggiano alle gesta di quei criminali senza scrupoli che la Giustizia ha ridotto all’impotenza. Ma c’è stato un momento in cui il potere politico soccombente ha fatto leva su questi delinquenti comuni? La lotta al brigantaggio è stata una guerra di polizia? Ovvero una guerra di pulizia? A queste domande l’autore ha cercato di dare delle risposte il più possibile esaurienti, anche se molte sono state le ritrosie incontrate negli archivi, molti gli egoismi di altri studiosi. Nonostante ciò, il lavoro risulta esauriente e completo e affronta, con un approccio diverso, le problematiche politiche e di polizia del periodo preso in esame.
Nella ricerca delle fonti, l’autore ha privilegiato gli archivi cosiddetti minori ( archivi comunali e parrocchiali) che gli hanno dato possibilità di correggere alcune inesattezze anagrafiche e di stato civile riportate da altri.
Questo lavoro getta una luce nuova sugli eventi vissuti dalle genti di Capitanata; ci offre uno spaccato inedito della nostra storia sociale e politica. Ci narra delle angherie subite dai nostri padri in quel tormentato periodo della storia d’Italia. E’ uno stimolo a rileggere la Storia ponendo l’accento sulle problematiche sociali del periodo pre. durante e post brigantaggio. Solo così potremmo giudicare con sufficiente obiettività quegli anni bui e di rivolgimenti. Saitto dà il suo contributo, soffermandosi maggiormente sulla Capitanata. Ci auguriamo che altri, seguendo il suo esempio, continuino la ricerca, senza tralasciare le azioni di guerra comunque intesa ( di liberazione o di conquista).”
Noi non siamo d’accordo con questa presentazione di copertina e molto avremmo da discutere su quella di prologo all’interno, sull’introduzione ed anche sulla prefazione, sulla lettera ai lettori e sul contenuto del libro. . .e allora perchè recensirlo?
E’ comprensibile un certo atteggiamento ondivago sia degli editori sia degli scrittori e dei saggisti. E’ difficile, in un breve lasso di tempo, e dopo centoquarant’anni di certezze risorgimentali, rovesciare la storia e trasformare i briganti in insorgenti e patrioti del Sud mentre i liberatori piemontesi diventano sempre più simili alle SS di più recente memoria.
Sappiamo per certo che questo libro avrebbe avuto un’impronta diversa se fosse uscito dopo “Indietro Savoia” scritto da Lorenzo del Boca ( piemontese DOC). Egli non è certo tenero nei confronti della soldataglia piemontese, suoi compatrioti, autrice di efferatissimi delitti, moltissimi dei quali documentati ed ancora oggi suscettibili di processo se solo si costituisse una parte civile.
Per carità, sicuramente qualche gaglioffo tra le fila degli insorgenti si è da subito infiltrato, e che dopo il 1864 l’unica alternativa per loro fosse “o brigante o emigrante” e altrettanto provata. . .ma da qui a generalizzare sullo stampo esclusivamente criminale dell’insurrezione vi è un abisso.
Il libro passa quindi dall’affermazione sul “grottesco plebiscito”, quindi implicita invalidità del medesimo, alla certezza che gli insorgenti fossero tutti crminali.
A dire il vero l’autore, in qualche punto del libro, inverte rotta, e dice anche il contrario.
Un merito assolutamente notevole gli va comunque attribuito ed è quello di aver arricchito il libro di un bel report fotografico assolutamente inedito e di aver integrato il tutto con l’elenco di oltre cinquecento insorgenti fucilati dai plotoni d’esecuzione in capitanata. Molti di questi ragazzi furono eliminati già nella primavera del ’61 e già questo ci spiega che la fucilazione ingiusta dei soldati sbandati dell’esercito delle Due Sicilie fu sicuramente alla base del rafforzamento delle masse armate che si opposero alla nuova forma di governo
Ma tutto si evolve. La crisi industriale, la scomparsa delle frontiere, la globalizzazione, stanno facendo riflettere molti attenti studiosi sui veri motivi del dissesto del Sud ovvero sul suo continuo mantenimento in stato di colonizzazione e quindi di perenne “nutrice” dell’economia italiana e siamo certi che in una prossima fatica Saitto ne terrà conto.
Categoria Collana Percorsi nella storia