Autore: Nazario D'Amato
Pag.: 92 F.to: cm.15x21
Prezzo al pubblico € 10,00
Un giorno di qualche anno fa, una inattesa telefonata mi consegna la notizia della morte di un amico del Poggio.
"A volte la notizia è chiave che apre porte di polverosi e grigi scantinati nei quali scendi giusto perché richiamato dal buio che vi esce come da una voragine da richiudere, e invece ti trovi sprofondato nel mare delle cose dimenticate. Ti fai strada fra scatoloni, fra oggetti un giorno indispensabili, ora cimeli di un mondo che non c’è più, e inizi una lenta,
incuriosita, esplorazione; e man mano che estrai dal buio e dal fondo della memoria cose che non ricordavi fossero state messe lì, le prendi fra le mani, e hai la sensazione che abbiano voce, che ti parlino, che raccontino".
Questo racconto nasce dai sentimenti che mi suscitarono quella notizia, sicché Nicolino e il suo BAR CENTRALE diventano una occasione per una riflessione sul borgo natio, sugli anni della mia/nostra gioventù, su un tempo passato, e sul presente.
Ancora una volta, il libro è un gesto d'amore verso la Terra.
Se
mai queste righe raggiungeranno qualcuno, si sappia che sono state scritte per
amore, e che ciò che tiene insieme la morte dell’amico, cui ho partecipato con
sincero dolore, e il Poggio, è la morte stessa. Un lutto privato ci rende
partecipi di un lutto collettivo di cui l’invisibile fascia nera che portiamo
al braccio ne è testimonianza.
Ci
si interroga se versi e prosa, ma anche musica, così come li manifestiamo,
abbiano diritto di cittadinanza, di parola, o non debbano, invece, avere il
pudore del silenzio per “reticenza”, per “fuga dalla realtà”, e non debbano,
quindi, chiudersi in un romitaggio penitenziale.
Ci
si chiede, anche, se questo lavoro “creativo” su un bene comune e prezioso,
qual è il nostro Poggio, troverà accoglienza, interesse da parte dei suoi
destinatari, la quotidianità del vivere con i suoi problemi può giustificare
l’interesse per cose più urgenti della lettura.
Ci
si domanda, insomma, se in questo preciso e particolare momento storico abbia
senso questo libro. Rispondo “sì”, rispondo che un senso ce l’ha.
Reticenza
sarebbe chiudersi in un solitario esercizio del pensare, parlare sottovoce per non
disturbare. Reticente sarebbe il silenzio, perché chiunque abbia parole le deve
condividere. La scrittura è parola condivisa.
I
libri hanno sempre senso, qualunque sia il loro destino.
Un libro da regalare e da regalarsi per Natale. Vi auguro buona lettura.