Il giorno dei Morti

Il giorno dei Morti di Giacomo Fina (tratta dal libro Io e il Principe)

Oggi mi son recato al camposanto,

certo un giorno mesto, ma di speranza,

certo un giorno triste, ma pure santo.

 

La cappella che mia madre ha preteso,

che ha preteso con sì tanta costanza,

per l’uomo che fu forte e poi offeso,

 

ora è la casa di tanta mia gente.

C’è mio padre, silenzioso e pugnace,

della pietra pioniere impenitente,

 

prima il lavoro, poi casa e famiglia,

illetterato, ma esperto e sagace;

guida autorevole nella flottiglia.

 

C’è mia madre, l’occhialuta nocchiera,

intelligente, volitiva e arguta,

madre integerrima, spesso severa.

 

C’è il fratello che ha tanto sofferto;

il nuovo amore e il vagito, ma muta

fu la speranza e fatale il referto;

 

e il calvario con la giovane sposa.

C’è dei suoi anni più belli l’amore,

moglie e mamma, l’atesina affettuosa

 

che morte falciò nel verde degli anni.

C’è l’altro fratello, dei tre il maggiore,

bussola dei miei giovanili affanni;

 

marito e padre, maestro e dottore,

un vero galantuomo, di buon cuore.

E quei due boccioli senza colore,

 

recisi e persi da sorte impietosa

ancor prima che da bocciolo a fiore,

e poi raccolti da mano amorosa.

 

Poi ci sei tu, figlio mio. Non parole,

non preghiere nel giorno del ricordo,

triste è il mio animo, e il cuore duole.

 

 

Son tanti anni da quel giorno fatale,

e il mio cuore dolente è muto e sordo,

son tanti anni da quel giorno ferale.

 

 

Figlio! non parole, oggi, né preghiere né pianto,

oggi piove, piove a dirotto, sul camposanto.