SAN FRANCESCO DI PAOLA e l'ordine dei Minimi

San Francesco di Paola e l’Ordine dei Minimi

Un santo a cui ho rivolto, in questi ultimi anni, la mia attenzione con alcune ricerche, anche perché di lui e del suo Ordine restano testimonianze artistiche e documentarie significative pure nel territorio reggiano, è il calabrese San Francesco da Paola.

Nella città e nella provincia di Reggio Emilia, infatti, è stata nel passato rilevante la devozione al Santo e lo attestano, come già detto, le opere d’arte che si trovano nei luoghi sacri in cui é raffigurato ma, a differenza di questi tempi lontani, oggi è stato messo in secondo piano rispetto ad altri santi. In particolare l’ordine dei Minimi fondato dal Santo, fu introdotto, per la prima volta, a Bagnolo in provincia di Reggio Emilia, nella seconda metà del XVI secolo, da Alfonso I Gonzaga che aveva ricevuto lo stesso Ordine durante la sua carriera ecclesiastica. In seguito i Minimi si insediarono pure nella città di Reggio Emilia.

Per quanto concerne la Puglia, interessanti informazioni sul Santo, che era dotato di spirito profetico, come si vedrà dal passo che riferirò, si trovano nel volume di Graziano Gianfreda “I santi martiri di Otranto” - edizioni Grifo, XII edizione, 2015 - . In particolare il capitolo terzo é intitolato “San Francesco di Paola e Otranto. Prima di riportarlo integralmente ricordo che a Otranto la sera del 13 agosto 1480, sul colle della Minerva, appena fuori della città, furono uccisi dagli ottomani “in odio alla fede” circa ottocento abitanti della città.

Cito:

“Francesco di Paola (1416-1507), uomo di umili natali, ma di animo adamantino e deciso, è l’uomo del suo tempo che, in una società neo paganeggiante, afferma la superiorità dello spirito sulla materia. Interviene spesso a favore della Chiesa universale e anche a favore della Chiesa locale di Otranto. Un giorno don Giacomo Guerrieri, canonico del duomo di Nicastro, si reca nel convento di Paterno Calabro per far visita a Francesco. Prima di accomiatarsi il Santo gli regala tre mele: una per lui, una per la marchesa di Cerase e l’altra per il vescovo di quella diocesi. Poi aggiunse: «direte al vescovo che i Turchi non stati mai così vicini a noi cristiani come ora; anzi, egli ordini di recitare tutti i giorni la Colletta contro gli infedeli». Il sacerdote, triste e pensoso, si allontana e riferisce al vescovo quanto il Santo gli aveva raccomandato.

Un’altra volta, Ciccio Florio va a fare visita al Santo e gli chiede quando sarebbe finita la guerra in Toscana. Francesco gli risponde: «Oh! non é per la Toscana, ma per questo nostro regno che dovremo temere. Io vedo il turco che tra poco porrà piede sulla nostra terra. Miseri noi, miseri noi!...miseri noi...». E, allargando le braccia, si allontana.

Il 17 maggio del 1480, Luigi Palladino, servo del regio uditore di Cosenza, e Calvario di Paterno vanno dall’eremita paolano, e ad essi il frate dice: «Tra poco avremo notizie gravissime». Si volge, quindi, ai suoi religiosi e li invita a pregare e a fare penitenza e, guardando verso Otranto, esclama: «Infelice città, di quanti cadaveri vedo coperte le tue vie! Di quanto sangue cristiano ti vedo inondata!» Il re di Napoli non crede alla profezia del Santo, e lo considera un disfattista. Ma Francesco non si dà per vinto, né a paura delle minacce del sovrano. Con un capitano di vascello, capitano di Paterno, gli manda a dire che i turchi sono ormai alle porte del suo regno e che, tra non molto, sarebbero sbarcati nelle sue terre. Il re, ancora una volta, non crede e gli impone di tacere. Ma il Santo, per nulla intimorito, dice ai messi di Fernando: «Tornate al vostro re e ditegli che ormai é tempo di calmare lo sdegno del Signore con pronto ravvedimento; che Dio tiene alzata la sua destra per colpirlo; che si valesse del tempo concessogli per evitare il castigo. L’armata dei Turchi minaccia l’Italia, ma più da vicino il suo regno: ritirasse le soldatesche dalla Toscana, non curasse l’altrui mentre trattavasi di difendere il proprio». Il re non crede alle previsioni del frate di Paola, nonostante le numerose notizie di una probabile spedizione dei turchi in Puglia e la preoccupazione delle città rivierasche.

San Francesco di Paola era nato a Paola, in provincia di Cosenza, il 27 marzo 1416 da genitori umili ma animati da sincera fede. Francesco fu educato all’amore per la preghiera e alla pratica delle virtù cristiane. Sappiamo che nell’anno 1430 (aveva quattordici anni) si recò in pellegrinaggio a piedi con i suoi genitori alla tomba di San Francesco d’Assisi. Il giovinetto fu fortemente influenzato da questa esperienza che fece maturare in lui progetti di riforma della Chiesa prendendo a modello l’ideale di povertà del santo di Assisi. E’ stato detto che San Francesco di Paola fu “l’ultimo erede dello spirito del poverello di Assisi” (A. Renaudet). Sicuramente il suo ideale di rinuncia e povertà lo accosta molto al Santo di Assisi. Ritornato a Paola si appartò in una campagna vicino al paese per condurre una vita da eremita. In breve tempo ebbe dei seguaci che lo considerarono loro guida spirituale. Nell’anno 1436 il Santo fondò il primo nucleo di quello che diventerà l’Ordine dei Minimi che era costituito da dodici membri. Essendo aumentato il numero degli aderenti, Francesco fece costruire edifici che li ospitassero e furono abbandonati i tuguri dove avevano risieduto fino ad allora. Nel 1452 con Mons. Pietro Caracciolo, arcivescovo di Cosenza, fu concesso al movimento il beneplacito dell’ordinario diocesano e la facoltà di dotarsi di un oratorio. Fin dal 1454 il Santo e i suoi discepoli costruirono un convento a Cosenza; in breve tempo se ne aggiunsero, poi, altri. Venti anni dopo, nel 1474, papa Sisto IV approvò gli Statuti di questo nuovo Ordine ascetico e nominò Francesco di Paola suo Generale. L’ordine si diffuse, oltre che in Calabria, in Sicilia, in Francia e in Spagna. Nel 1493 Alessandro VI dà all’Ordine il nome di “Ordo Minorum Jesu et Mariae”. Nello stesso anno Francesco di Paola istituì i terziari laici per entrambi i sessi e nel 1495, in Andalusia, fu fondato il secondo Ordine femminile delle Minime. Le suore Minime si diffusero i Spagna, in Italia, in Francia e in Germania. Sappiamo che esse, nel 1623, contavano più di 300 religiose viventi in quattordici monasteri. Papa Giulio II nel 1506 approvò in modo definitivo la regola di Francesco di Paola con la quale fondava un nuovo ordine religioso. I Minimi furono riconosciuti come religiosi mendicanti nel 1567. Essi nell’anno 1632 possedevano trenta provincie e quattrocento conventi. Nel 1671 avevano all’incirca undici provincie e centocinquantanove conventi, di cui dieci si trovavano nella Borgogna Franca Contea, e in Svizzera. Il noviziato si svolgeva a Chaillot, a Parigi. I loro Statuti furono approvati, per il Portogallo, da papa Innocenzo XI. Il Santo ribadì l’ideale contemplativo del monachesimo, insieme ad un attivo spirito di apostolato, oltre alla rigorosa osservanza della povertà francescana e alla pratica di una rigida ascesi. Il periodo giovanile del santo fondatore dell’Ordine fu contrassegnato da preghiera, digiuno, mortificazione corporale, lavoro e contemplazione. Ai tre voti tradizionali i Minimi associano il quarto voto di “quaresima perpetua” in base al quale sono tenuti ad osservare il digiuno e l’astinenza quaresimale per tutti i giorni dell’anno. L’astinenza prevedeva il divieto di cibarsi di carne, latticini e i suoi derivati. L’Ordine era dedito ad opere di carità e alla cura degli infermi. Il solo mezzo di sostentamento dei religiosi era costituito dal lavoro personale e dalla questua. Il Santo trascorrerà l’ultima parte della sua vita in Francia (dal 1482 al 1507) dove il suo ordine si svilupperà. A questo proposito riporto un passo tratto da “Storia della Chiesa” del Fliche- Martin (vol. XVII, pag. 164, 62 - Tentativi di riforma - prima edizione, 1977): “In Francia la riforma venne introdotta molto prima che Lutero iniziasse il suo movimento. Si erano avute, sin dal principio del XVI secolo delle lodevoli iniziative, quantunque non organiche e senza prospettive. I riformatori francesi di quel tempo sono Oliviero Maillard, un rude predicatore, Giovanni Raulin, Giovanni Quentin, Francesco da Paola, chiamato da Luigi XI dalla sua lontana Calabria, e Giovanni Standonck. E’ merito degli studi recenti aver sottolineato la dipendenza reciproca di questi riformatori che si conobbero e operarono per il recupero evangelico della Chiesa del tempo... L’eremita Francesco da Paola era un santo penitente, molto anziano e la cui influenza a corte, per quanto preziosa, restava molto ristretta...”.

L’Ordine dei Minimi ha avuto figure notevoli che svilupparono la loro attività religiosa in forma diverse. Si legge nella “Storia della Chiesa” del Fliche-Martin che, dell’ordine, facevano parte personalità rilevanti in campo teologico e pedagogico. Cito:

“...Benché non avessero mai dato vita a una scuola teologica propria, e solo in pochi casi si fossero iscritti a corsi universitari, fermandosi al grado di lettori, i Frati di San Francesco di Paola si interessarono, tuttavia, a svariati problemi teologici, particolarmente all’Eucarestia (con il padre Salier 1615-1707). Essi divulgarono e raccomandarono la comunione frequente, la devozione dei tredici venerdì in onore di Cristo e degli Apostoli, e quella del Bambino Gesù e furono fedeli ammiratori di Francesco di Sales. In campo teologico tra il XVII e XVIII secolo si distinsero figure come Giuseppe Perrimezzi (m 1720), Giovanni Lallemande (m 1660), Francesco Palanco (m 1720) e Antonio Boucat (questi ultimi tre furono tomisti). Si dimostrarono valenti pedagoghi: il padre Nicola Barrè (m 1689), fu collaboratore di San Giovanni Battista De La Salle; Francesco Giry, e i padri della scuola di Brienne diressero questo collegio fondato dal conte di Saint-Germain nel secolo XVIII. Napoleone Bonaparte fu loro allievo.”

San Francesco di Paolo, dotato di spirito profetico, come si é detto, é stato pure la voce degli afflitti, dei poveri, degli emarginati che scorgevano in lui il loro difensore. Il Santo ha segnato la storia del suo tempo, in particolare quello della Calabria e del Sud Italia. Egli scelse la vita solitaria e contemplativa ritenendo che fossero strumenti idonei per acquisire la perfezione evangelica, ma fu anche uomo di azione: mutatore, spaccapietre, contribuiva ai lavori di cucina e dei campi e si recava alla questua. La sua azione fu ed é ancora provvidenziale. San Francesco di Paola resta tuttora un riferimento spirituale importante per i cristiani di oggi.

Francesco Borgatti[1]

 

[1]Nato a Viano di Reggio Emilia, laureato in lettere, con la passione per la storia locale e per gli studi micologici, poeta e scrittore, fa parte della Associazione Scrittore Reggiani di cui é vice presidente. Ha insegnato nella scuola media.

Articolo tratto da "PIANETA CULTURA" N.16